È calato il gelo sui forzisti calabresi. Si sentono ormai accerchiati in una tenaglia che rischia di stritolare tutto e tutti, una tenaglia che ha come punti cardinali Milano e Catanzaro.

Dalla Lombardia sono infatti arrivate le bordate di Piersilvio Berlusconi, sganciate in occasione della presentazione del palinsesto Mediaset. Il figlio del Cavaliere ha detto che servono «presenze nuove» e «idee nuove» un cambio di mentalità per un partito un po’ anziano, anche se non anagraficamente. Un siluro indirizzato a mezza classe dirigente del partito, accusata di essersi “romanizzata”. Non c’è più la visione futuristica del Cavaliere, non c’è più la rappresentanza dell’Italia dei Cavalieri appunto, sostituita dal grigio dei palazzi romani, da tic da Prima Repubblica fatti di tavoli, accordi quadro, volani di sviluppo. Un monito che ha fatto tremare appunto mezza classe dirigente che fra l’altro ormai affonda le sue radici nel Sud che è quanto di più distante dalla primigenia visione berlusconiana.

Questa faccenda intricata cade proprio nel momento peggiore per i forzisti calabresi, con il loro leader Roberto Occhiuto braccato dalle inchieste della Procura della Repubblica di Catanzaro che sono soltanto agli inizi. Le fughe di notizie escono goccia a goccia sui giornali e ogni volta è una mazzata per i più stretti collaboratori del presidente. Ovviamente la vicenda giudiziaria qui interessa poco, seguirà il suo corso. Il problema sono gli effetti politici dell’inchiesta in una terra che ha visto ad esempio Mario Oliverio azzoppato politicamente da una serie di inchieste dalle quali poi è uscito completamente assolto.

Il problema è che gli sviluppi giudiziari sono di là da venire e manca poco più di un anno alle elezioni regionali. Se il quadro dovesse aggravarsi è difficile che la Meloni o Salvini abbiano ancora voglia di scommettere su Occhiuto. Questo però apre un altro problema per Forza Italia. Escluso il deputato Francesco Cannizzaro che ha la sua visibilità e il suo consenso, Forza Italia in Calabria sembra essere solo Roberto Occhiuto. Lo dimostrano le elezioni amministrative dove la destra di governo regionale non ha toccato palla o quasi.

Una situazione merito di Occhiuto e del suo carisma politico, ma anche colpa sua per aver voluto accentrare tutta la gestione del potere regionale nelle sue mani. Un fenomeno aumentato a dismisura dal ricorso ai video sui social in cui parlare di tutto: dall’ambiente alla promozione turistica, dalla sanità alle infrastrutture, mettendo in secondo piano i suoi assessori che hanno fatto fatica a farsi spazio soprattutto mediatico. Adesso il problema è capire se Occhiuto sarà azzoppato dalle inchieste (indipendentemente dalle responsabilità, lo ribadiamo) chi potrà sostituirlo?

Questo non è solo un problema per Forza Italia. I più accorti del centrodestra dicono sia in realtà un falso problema perché se cade Occhiuto, non cade solo Forza Italia come capacità di attrazione dei voti, ma tutto il centrodestra. In una maniera difficile da ribaltare. Con il presidente uscente sotto indagine è difficile che i calabresi si affidino alla vecchia maggioranza. È la legge dell’alternanza che non ha mai fallito in Calabria.

In una situazione simile, il centrosinistra davvero dovrebbe “fumarsi” un goal a porta vuota. Ma non lo farà perché sottotraccia da quelle parti molto si muove e di candidati spendibili c’è n’è più d’uno.

Molti dirigenti del centrodestra lo sanno benissimo e così girano come dei revenant fra i corridoi della Cittadella, pallidi in volto, caduti in un mutismo impenetrabile. Dichiarazioni col contagocce, pochissime conferenze stampa, un’inquietudine palpabile. E c’è chi è pronto a scommettere che presto partirà la transumanza a cui la politica calabrese ci ha abituati.